In aumento i casi di problematiche gnatologiche connesse allo stress da post pandemia
La pandemia dovuta al virus Sars-Cov 2, più comunemente chiamato Covid 19, ha portato importanti conseguenze a tutta la popolazione sotto molteplici punti di vista.
Una tra queste, della quale parleremo in questo articolo, è un importante aumento nei primi mesi dell’anno 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020, delle richieste di accesso a visite gnatologiche: la ricerca condotta dal sito internet specializzato nella gnatologia www.gnatologo.net, appartenente al portale Eccellenza Medica www.eccellenzamedica.it specializzato in prenotazioni mediche presso strutture e specialisti altamente qualificati, ha evidenziato che il 10% in piú della popolazione adulta si reca dallo gnatologo.
Il netto incremento di sintomatologie gnatologiche è principalmente dovuto al periodo pandemico e post- pandemico in cui si rilevano problematiche legate al calo del reddito, di lavoro in un contesto di isolamento sociale, che appunto ha creato un aumento preponderante di stress che è strettamente connesso ad una sintomatologia gnatologica come ad esempio il digriganmento.
Come influisce lo stress con i disturbi gnatologici?
Per affrontare questo tema è bene innanzitutto parlare di cosa sono i disturbi gnatologici e per farlo dobbiamo per prima cosa ricordare che la gnatologia è una disciplina dell’odontoiatria, che si dedica alle disfunzioni stomatognatiche dovute a patologie delle articolazioni temporo-mandibolari (o ATM).
La gnatologia studia, quindi, come ripristinare il corretto equilibrio delle arcate dentali e dell’apparato stomatognatico in generale, per risolvere problemi nella postura e nell’apparato scheletrico generati da disequilibri in tali strutture.
Chi si rivolge allo gnatologo è un paziente che presenta una sintomatologia variegata che comprende:
- Dolori alla testa, al collo, al viso, alla mascella, all’orecchio;
- Cefalea;
- Blocco della mandibola e disturbi nell’apertura e chiusura della bocca;
- Malocclusione;
- Disturbi nella postura, accompagnati o meno da dolore alla schiena, alle spalle e alle gambe;
- Bruxismo o digrignamento;
- Senso di vertigine;
- Acufeni (ronzii o fischi nelle orecchie);
E come influisce lo stress in tutto questo?
Lo stress può senza dubbio essere chiamato in causa nell’eziopatogenesi dei disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare, esattamente come accade per altri distretti del corpo. Stringere i denti e/o la mascella è una risposta naturale ad un aumento di stress e ciò comporta un’ eccessiva compressione delle articolazioni temporo-mandibolari e, a sua volta, fa in modo che le superfici articolari vengano messe a rischio di usura.
La pandemia, con le relative misure restrittive, il protrarsi delle chiusure e la mancanza di vita sociale e di svaghi, porta un ulteriore aumento delle tensioni in ciascun individuo, anche a livello inconscio; tutto questo genera ansia e questo aumento di ansia viene somatizzato in vari modi: tra quelli meno evidenti forse, ma che porta a importanti conseguenze, vi è la crescita della tensione dell’articolazione temporo
mandibolare, che provoca dolori a livello oro-facciale, temporale e cervicale.
Le percentuali, come abbiamo detto, sono in costante aumento e si stima che circa il 10% della popolazione adulta, presenti un dolore in quest’area.
Ma bambini e gli adolescenti non sono immuni: anzi la sintomatologia non sempre viene evidenziata precocemente perché presentano maggiori difficoltà nella diagnosi. Questi dolori causano disagi in ambito sociale e nell’attività scolastica e lavorativa, viste le difficoltà che si provano a parlare, masticare, deglutire e sorridere.
Come sempre, quindi, le parole prevenzione e tempestivitá sono preziose: una diagnosi tempestiva permette di guarire da questa patologia senza compromettere in modo definitive la salute del paziente.